BRUNO   GORGONE

COMUNICATI STAMPA / PRESS RELEASE

Bruno Gorgone opere personali


Bruno Gorgone

"Narciso, specchio rubino 1"

Incisione su lamina d'oro a caldo su vetro di Murano sommerso cm 29x19x9

INAUGURAZIONE

Venerdì 18 ottobre 2019 ore 18.30

Bruno Gorgone cerca un eden ideale, un giardino delle armonie popolato di anime-farfalle, di angeli e di fiori variopinti, sotto un cielo cristallino oppure ammantato in una notte stellata. Il suo immaginario floreale e vegetale (memore dei terrazzamenti liguri ma anche dei giardini segreti di Venezia) fa tornare alla mente le riflessioni di Mirò che paragonava l'artista ad un giardiniere: ognuno di noi, amava dire il grande artista spagnolo, con le proprie opere getta tanti semi nel mondo, alcuni dei quali fioriranno mentre altri cadranno nel nulla. Da oltre tre decenni, in modi sempre diversi e volti recentemente ad una progressiva essenzialità che è anche il frutto di un costante processo di chiarificazione, Gorgone dà vita ad un arioso arabesco segnico dalla matrice vegetale, che trova, mutatis mutandis , il suo impareggiabile nume tutelare in Henri Matisse con la sua idea alta e nobile di "decorazione" espansa in una superficie che avanza verso di noi per avvolgerci in un abbraccio di colore. Così la vocazione astratta del nostro artista fiorisce sempre dal reale visibile e sensibile, non è mai fine a se stessa ed è dotata di una malia quasi fiabesca, incantata, forse nel desiderio di un ritorno all'infanzia, all'alba primigenia della vita, una vita che deve prendere forma. E certo Gorgone può ben condividere la celebre riflessione di Cézanne secondo cui "il colore è il luogo in cui l'universo e il nostro cervello si incontrano".

Catalogo in galleria con testo di : Gabriele Simongini

monogramma

via margutta, 102 - 00187 Roma - tel. +39 06 32650297 Fax +39 06 32655574 www.monogramma.it

Ufficio Stampa Gianluca Morabito +39 348 0537611 - infomonogramma@gmail.com

La mostra resterà aperta fino al 31 ottobre 2019 con i seguenti orari :
tutti i giorni escluso i festivi, dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e dalle ore 16.00 alle ore 19.00 


Bruno Gorgone. L'infinito viaggiare nel segno - Opere 1980/2014

Organizzata dall'Associazione Alpi del Mare - "Saona" - Mediterraneo, si è inaugurata venerdì 6 giugno, nelle sale del settecentesco Palazzo Samone  nel centro storico di Cuneo, e rimarrà aperta fino al 29 giugno 2014, l'ampia mostra retrospettiva di Bruno Gorgone "L'infinito viaggiare nel segno - Opere 1980/2014", con il Patrocinio della Regione Piemonte, del Comune di Cuneo - Assessorato alla Cultura e della Provincia di Cuneo.

   L'esposizione a cura di Giorgio Barberis e Gabriele Simongini documenta, attraverso una settantina di opere, il percorso dell'artista cuneese di nascita e ligure di adozione, a iniziare dal ciclo dei "Giardini" degli anni Ottanta, dominati dai colori primari e dall'unidimensionalità della linea matissiana, per proseguire con le opere caratterizzate dal "pattern" quale reciproco scambio tra figurazione e astrazione (anni Novanta)  e con le successive "Texture"  (anni 2005- 2010) sino alle opere più recenti "Atlanti di stelle", contrassegnate da una propensione alla essenzialità e alla dialettica fra bidimensionalità e tridimensionalità che dialoga con l'ambiente. A contrappunto dei dipinti sono presentati alcuni lavori su carta ispirati ai "Licheni" di Camillo Sbarbaro e ad alcune poesie inedite di Andrea Zanzotto pubblicate  per la prima volta nel 1996 in occasione di una mostra di Gorgone a Milano. Sono inoltre esposte alcune opere in vetro di Murano nelle quali l'autore incide i segni e le simbologie ricorrenti della sua pittura. Il suggestivo percorso espositivo tratteggia la coerente e personalissima ricerca di Gorgone, caratterizzata dalla sintesi fra segno - luce - colore. 

Bruno Gorgone (Cuneo, 1958). Artista esponente dell'astrazione italiana è presente nel panorama  dell'arte contemporanea dai primi anni Ottanta. E' noto per la sua personale pittura di "pattern" e per le opere in vetro di Murano incise su lamina d'oro. Laureato in Architettura all'Università di Genova, ha proseguito la sua formazione artistica a Venezia attraversando varie forme di espressione creativa. Il critico francese Pierre Restany, teorico del "Nouveau Réalisme", si è interessato al suo lavoro e alle sue sperimentazioni nell'uso dei nuovi media. Il suo percorso è segnato da oltre cinquanta personali in gallerie, spazi pubblici e museali sotto l'egida di prestigiose istituzioni. Nel 2010 si è tenuta alla Pinacoteca Civica di Savona - Palazzo Gavotti l'ampia mostra retrospettiva "Bruno Gorgone. Giardino mentale - Opere 1980/2010, a cura di Germano Beringheli. 

Attualmente è presente anche alla Triennale di Arti Visive di Roma aperta fino al 15 giugno, curata da Daniele Radini Tedeschi e inaugurata dal noto critico d'arte Achille Bonito Oliva E' stato invitato a partecipare a importanti esposizioni nazionali ed internazionali tra cui la 54. Biennale Internazionale d'Arte di Venezia e la Mostra Internazionale Padiglione Tibet, evento parallelo alla 55. Biennale di Venezia. Hanno scritto del suo lavoro Pierre Restany, Vittorio Sgarbi, Germano Beringheli, Tommaso Trini, Costanzo Costantini, Milena Milani, Edoardo Di Mauro, Giorgio Seveso e molti altri critici e intellettuali. Vive ed opera tra Spotorno (Savona) e Venezia.

Bruno Gorgone. L'infinito viaggiare nel segno - Opere 1980/2014 

Palazzo Samone, Via Amedeo Rossi, 4 - Cuneo

  6/29  giugno 2014 Orario mostra: venerdì - sabato - domenica, ore 16/19   


Bruno Gorgone per <THE LABO>

Inaugura 23.03.2012
dal 23.03 al 22.04.2012 visibile 24h. al giorno tutti i giorni
Via D. Chiossone 21r. Genova

“La vicenda artistica di Bruno Gorgone è quanto mai intensa e complessa poiché scorre lungo un itinerario che procede dalla rappresentazione realistica della natura a quella del tutto ideativa, immaginativa e perciò concettuale, dell’astrattismo. Il suo percorso ha proceduto dalle proposizioni di Matisse a quelle di Rothko attraversando De Stijl (di cui, laureato in architettura, ha contemplato il respiro delle proporzioni architettoniche con la forza evocativa dei colori) e senza trascurare alcuno dei significati delle avanguardie storiche e dei contigui settori della cultura generale successiva alle proposizioni di Baudelaire.”
(Germano Beringheli)

“… Gorgone è architetto di formazione, il suo approccio all’arte è fortemente condizionato dalla progettualità, ovvero dalla possibilità di adottare e applicare un metodo compositivo che possa essere applicato a più riprese, modificando gli esiti formali conseguibili attraverso il ricorso a varianti... La messa in pratica dell’idea progettuale non soggiace a un meccanismo arido” ...ma... “... è per Gorgone esperienza di fondamentale importanza, vitale e vitalistica, come se le sue forme e i suoi colori, accostati in “texture” infinite, fossero delle “concrétions naturelles”, parafrasando una nota espressione di Arp, diretta emanazione dello spirito della natura che deve passare necessariamente per la mente dell’artista, ma anche attraverso la sua mano, e le sensazioni che questo passaggio determina. …. Anche se la massima esaltazione dell’elemento manuale è riscontrabile nei lavori che Gorgone realizza su vetro, bellissimi, meritevoli di applicazioni sempre più varie e ambiziose, anche nei titoli metafore degli universi formali prospettati dall’arte, diversi da quelli della realtà ordinaria, qualche volta contrapposti ad essi. …”
(Vittorio Sgarbi, Gorgone. La storia come pattern)

“… Il lavoro di Bruno Gorgone evoca anche un’inesauribile proliferazione generativa, una piena armonia che lega l’Uno al Tutto e al Molteplice. Il dinamico flusso della vita viene purificato da qualsiasi nevrosi frenetica ed ossessiva e portato in una dimensione più distesa ed interiore. Osservando queste opere vengono alla mente alcune illuminazioni delle pagine finali del “Siddharta” di Hermann Hesse… Lo si vede bene anche nella serie di quadri più recenti con quelle forme organiche, biomorfe, con quegli strani capezzoli in cui talvolta pare di scorgere un profilo larvale, timidamente affiorante dalle abissali origini della vita intuite dall’artista tramite la sua vocazione contemplativa… Nella sua personale discesa alle fonti della vita, Gorgone (Narciso o Siddharta? O forse futurista contemplativo innamorato della “natura naturans”?) privilegia la leggerezza del tocco e dell’esecuzione, accosta i colori in modi raffinatamente inusuali e liricamente musicali, con una libertà che lo conduce ad esiti oggi senza paragone.”
(Gabriele Simongini, “Bruno Gorgone: Narciso o Siddharta ?”)

Bruno Gorgone espone per THE LABO alcune opere in vetro di Murano già presentate alla 54 Biennale di Venezia – Padiglione Italia, Sez. Liguria, ispirate al Mito di Narciso ed una selezione di dipinti recenti. I lavori in vetro, nei quali l’autore imprime i segni e le simbologie che contraddistinguono la sua pittura, sono realizzati con la particolare tecnica dell’incisione su lamina d’oro su vetro di Murano sommerso.
Andrea Ciani Arte Contemporanea - THE LABO Info: thelabo@fastwebnet.it





Bruno Gorgone – Giardino mentale
Opere 1980 – 2010

a cura di Germano Beringheli

Pinacoteca Civica di Savona – Palazzo Gavotti
25 settembre – 24 ottobre 2010

Inaugurazione: sabato 25 settembre, ore 11

Si inaugura sabato 25 settembre 2010 alle ore 11 alla Pinacoteca Civica di Savona – Palazzo Gavotti la mostra “Bruno Gorgone, Giardino Mentale. Opere 1980 – 2010”, a cura di Germano Beringheli. Promossa dal Comune di Savona – Assessorato alla Cultura e dalla Pinacoteca Civica di Savona. Con il patrocinio della Regione Liguria e della Provincia di Savona. La mostra è inoltre in collaborazione con la Fondazione De Ferrari di Genova, con l’Ente C.S.A. In. – Presidenza di Savona e con l’Associazione Culturale Alpi del Mare – “Saona” – Mediterraneo.
La mostra presenta una cinquantina di opere di Bruno Gorgone, artista esponente dell’astrazione italiana, realizzate tra il 1980 e il 2010, costituite principalmente da dipinti olio su tela e da alcuni lavori in vetro di Murano. Le opere esposte costituiscono una sorta di “giardino concluso” nel quale viene evidenziato il percorso artistico del Maestro, concentrato su una personalissima e coerente ricerca riconducibile all’astrattismo e ispirata, nelle varie fasi, ad un giardino interiorizzato e mentale, inteso quale luogo di elezione dell’anima. L’allestimento spazia dalle prime opere contrassegnate dai colori primari e dall’unidimensionalità della linea matissiana ai lavori basati sulla pittura di “pattern” quale linguaggio concettualmente avanzato dei reciproci scambi fra figurazione e astrazione, sino alla fase recente con ascendenze più segnatamente orientali, distinta da una qualità visionaria dagli sviluppi formali fluttuanti nella luce e sismografici della interiorità.
La mostra è corredata da un catalogo monografico edito da De Ferrari Editore, Fondazione De Ferrari – Genova, che ha collaborato alla realizzazione dell’evento. A cura e con testo critico di Germano Beringheli e con prefazioni di Federico Berruti Sindaco di Savona e di Ferdinando Molteni Assessore alla Cultura. E’ inoltre inclusa nel volume una significativa antologia critica con testi di Costanzo Costantini, Edoardo Di Mauro, Carlo Franza, Milena Milani, Pierre Restany, Giorgio Seveso, Vittorio Sgarbi, Gabriele Simongini, Tommaso Trini.

Scrive l’Assessore alla Cultura Ferdinando Molteni: “ La mostra di Bruno Gorgone viene ospitata nelle sale della Pinacoteca Civica per sottolineare l’attenzione del nostro maggior museo verso l’arte contemporanea. Ogni anno un artista attivo sul territorio viene invitato ad esporre le proprie opere e a illustrare ai savonesi lo stato del proprio lavoro. Lo hanno fatto, negli ultimi anni, Giorgio Moiso e Enzo L’Acqua. Ora tocca a Gorgone, artista assai noto con una importante carriera di livello nazionale e internazionale.
Il legame tra la città e l’arte contemporanea è strettissimo. La Pinacoteca Civica ospita le tante importanti opere della Fondazione Milena Milani in memoria di Carlo Cardazzo.
E’ giusto dunque che un museo documenti anche quello che l’arte sta producendo negli ateliers di oggi. La mostra di Bruno Gorgone è una splendida personale, ma anche tante collettive (pensiamo alla ormai storica rassegna sugli artisti del Novecento sul Priàmar) hanno dato voce ai maestri che con dedizione e fatica fanno e hanno fatto di Savona e del suo territorio un luogo permeato d’arte.”

Pinacoteca Civica – Palazzo Gavotti
Savona, Piazza Chabrol.
Orario mostra: lunedì – mercoledì – venerdì: ore 9 – 13
martedì – giovedì: ore 15.30 – 18.30
sabato: ore 9 – 13 / 15.30 – 18.30
domenica: ore 10 – 13
Info: Tel 019.8887391 – 019.8310256 - E mail: musei@comune.savona.it

Anteprima – Conferenza stampa: Sala Conferenze della Pinacoteca Civica, venerdì 24 settembre, ore 12.


Cenni biografici e percorso artistico

Bruno Gorgone (Cuneo, 1958). Artista esponente dell’Astrazione italiana, presente nel panorama internazionale dell’arte contemporanea dai primi anni Ottanta. Sin dagli esordi la sua tematica è orientata verso una pittura di immagini emblematiche “che hanno precedenti nella unidimensionalità della linea matissiana, riallacciata alle grandi tappe dell’arabesco e al suo ruolo nell’immaginario simbolico” (Beringheli). Dopo la laurea in Architettura conseguita all’Università di Genova si trasferisce a Venezia dove approfondisce le sue esperienze attraversando varie forme di espressione creativa con particolare attenzione al vetro di Murano. Si interessa inoltre di design e realizza l’opera “Ipotesi per una Scenografia” in collaborazione con i Teatri Goldoni e La Fenice di Venezia. Entra in contatto con artisti, scrittori e poeti con i quali collabora alla realizzazione di eventi culturali. Dal 1992 fa parte del Gruppo Europeo degli Architetti Artisti Ligne et Couleur di Parigi e Venezia. Dalla fine degli anni Novanta la sua ricerca è caratterizzata da un ulteriore approfondimento del rapporto segno/colore e dall’evoluzione verso una personale pittura di pattern. Nello stesso periodo il critico francese Pierre Restany, teorico del Nouveau Réalisme, si interessa al suo lavoro e alle sue sperimentazioni nell’uso dei nuovi media scrivendo, tra l’altro, il testo “Gorgone. Il colore nel nuovo destino dell’immagine”.

Nel 2001 è invitato a partecipare con la personale “Luoghi di Narciso” alla Rassegna Roma Città Eterna per un Pianeta Ideale-Architetti Artisti a confronto, con la partecipazione dell’Università di Ancona–Facoltà di Architettura; catalogo con testi di Marco Pacetti e Pierre Restany. Nello stesso anno presenta le sue “Mitocromie” alla White Box Gallery di New York e alla The Church Gallery di Orlando.

Allestisce numerose mostre personali in gallerie, spazi pubblici e museali sotto l’egida di importanti istituzioni culturali ed espone in prestigiose sedi quali l’Orangerie des Jardins du Luxembourg e l’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi, la Scuola Grande San Giovanni Evangelista e il Palazzo delle Prigioni di Venezia, I Lloyd’s TSB Scotland di Edimburgo, il Palazzo Ducale di Genova, la Casa d’Aste Christie’s di Roma, il Museo Archeologico di Sant’Antioco, i Chiostri della Certosa di Garegnano-Milano, Palazzo Pianciani di Spoleto, gli Istituti Italiani di Cultura di Innsbruck, Praga ecc.

E’ invitato a partecipare al Salone Europeo d’Autunno di Parigi, 1981, al Premio Biennale di Venezia nel Centenario della Biennale di Venezia, 1995; al LV Premio Michetti-Francavilla al Mare,”Mito e realtà-Uno sguardo ad Oriente”, 2004, a cura di Stefano Zecchi e Anna Imponente; alle esposizioni “I Cinque Cerchi”, Olimpiadi della Cultura, Italyart-Torino, 2006; “Superfici in equilibrio/Le tradizioni,i classici e le avanguardie”, Teglio (Sondrio), 2006, a cura di Daniele Crippa, presentazione di Vittorio Sgarbi; “Arte Astratta-Opere dal 1930 ad Oggi”, Galleria Arteincornice,Torino, 2006; “Savona ‘900-Un secolo di pittura scultura ceramica”, Savona, 2008-2009, a cura di Germano Beringheli e Riccardo Zelatore; V Edizione della Biennale Internazionale d’Arte della Magna Grecia, San Demetrio Corone, 2009, a cura di Boris Brollo; Mostra degli Artisti Italiani a Parigi-Commissione Nazionale Francese dell’UNESCO, Parigi, 2009; Festival dei Due Mondi di Spoleto, 2010, a cura di Vittorio Sgarbi; XXXVII Premio Internazionale Sulmona, 2010

Sul suo lavoro sono stati pubblicati i cataloghi monografici:
Angelo Rossi, “ Giardini di un viaggio-Opere 1982/1994”, Edizioni delle Grafiche Veneziane,Venezia 1994.
Milena Milani, “Licheni: da Sbarbaro a Gorgone. Selezione lavori su carta 1992-1995”. Il Sileno. Edizioni Opuscola Minima, Genova 1995.
Tommaso Trini, “ Eden-Surf”, Edizioni D’Ars, Milano 2000.
Pierre Restany, “Gorgone. Il colore nel nuovo destino dell’immagine”, Amministrazione Provinciale, Savona 2002.
Gabriele Simongini, “I giardini delle delizie e i semi della luce”, Marco Sabatelli Editore, Savona 2005.
Vittorio Sgarbi, “Gorgone, la storia come pattern”, Marco Sabatelli Editore, Savona 2007.
Costanzo Costantini, “La luce-colore di Bruno Gorgone”, Marco Sabatelli Editore, Savona 2008.
Germano Beringheli, “Bruno Gorgone, Giardino mentale. Opere 1980-2010”, De Ferrari Editore, Genova 2010

Si sono occupati del suo lavoro e ne hanno scritto, tra gli altri: Germano Beringheli, Gian Antonio Cibotto, Costanzo Costantini, Enzo Di Martino, Edoardo Di Mauro, Carlo Franza, Italo Gomez, Milena Milani, Pierre Restany, Paolo Rizzi, Angelo Rossi, Giorgio Seveso, Vittorio Sgarbi, Gabriele Simongini, Tommaso Trini.

La sua opera è documentata presso Musei, Archivi e Fondazioni in Italia e all’estero e presso l’Accademia dei Lincei di Roma.

Vive attualmente tra Spotorno (Savona) e Venezia.

 


Bruno Gorgone. Giardino mentale

Germano Beringheli

Avviata ben oltre gli evasivi e spesso fallaci propositi estetici oggi esperiti tra l’anelito del nuovo, non sempre giustificato, e le più recenti e spesso illusorie mode tecnologiche, la vicenda artistica di Bruno Gorgone è contrassegnata, nella sua complessa contemporaneità visiva e culturale, dall’intensità immaginativa che nutre il linguaggio della pittura di penetrante dialettica.
Infatti – in costante espansione e confortato dagli scritti di alcuni tra i più preparati critici italiani e stranieri – l’artista ligure continua il proprio viaggio all’interno di una scrittura personale, composta di linee, di spazi, di colore e di luce, cercando traiettorie e passaggi sempre ulteriori tra scorrimenti organici di estrazione naturalista e intrecci strutturali, siccome i procedimenti ideativi e analitici delle percezioni concettuali e progettuali dell’astrattismo geometrico, poiché il suo comportamento – di Gorgone, non a caso laureato in architettura – persegue approfondimenti in developing proces, con attenzione alle esperienze dei pittori e degli artefici di De Stijl che pensarono, nell’ormai lontano 1917 e per tutte le arti, un linguaggio formale libero da ogni vincolo contenutistico che si risolvesse in equilibrio puramente visivo.
Attorno alle esperienze di De Stijl, infatti, alcuni artisti – gli architetti Oud, Rietveld, Van Eesteren e i pittori Mondrian, Van Doesburg e Van der Leck con lo scultore Vantengerloo – concepirono dunque una nuova forma di espressione plastica, astratta ma non soggettiva, capace di escludere rigorosamente ogni percezione indotta dal vero.
Ovvero puntando alla astrazione delle forme e limitando i mezzi espressivi alla linea retta e al rettangolo (di conseguenza alle orizzontali e alle verticali) e, riguardo ai colori, sfruttando la consistenza luminosa e assoluta dei tre primari (rosso, giallo e azzurro) e dei tre non primari (nero, grigio e bianco).
Al di là, perciò, delle ricerche razionali che avrebbero determinato un nuovo linguaggio sia pittorico che architettonico (di Mondrian, per esempio, o di Oud). Per esso, d’altronde – assieme ai significati espressivi delle avanguardie storiche e dei contigui settori della cultura generale del tempo – gli esiti della pratica moderna sarebbero stati basilari.
Tanto più che la concretezza costruttiva di Cézanne e le sintesi volumetriche del cubismo avevano affidato nuove funzioni espressive al dipingere e, alla compresenza del segno e del volume stemperati nell’ à-plat di Matisse, ogni esasperazione espressiva che avrebbe alimentato di nuove sensibilità le esperienze emozionali e spirituali in corso, peraltro già suscitate dalla incisività del segno e dalla sensibile accentuazione sintetica e cromatica del Simbolismo e dell’Espressionismo.
Delle prime composizioni fitomorfiche di Gorgone – segnate dai verdi, dai rossi e dai gialli – avevo avvertito, in principio e non a caso, proprio l’unidimensionalità di Matisse e l’interesse, nei suoi quadri, per la spontaneità corsiva delle reiterazioni percettive che avevano interessato, la pura visibilità di Focillon.
E potrebbe essere, questa, la ragione fondante la pittura di Gorgone che manipola i materiali per renderli flessibili ai concetti, alle idee che – coerente con una nota definizione esistenziale di Sartre – ha asserito più volte, come le sue opere si pongano rispettose della visione interiore ovvero, appunto, quale “trasparenza sensibile delle idee”.
Egli, infatti – che aveva assunto intanto, attorno agli anni ‘80/’90 del secolo passato, un ruolo di fondamentale importanza nel movimento strutturalista ( per il quale, si parlò, allora, citando il suo lavoro, di “pittura costruita con la pittura” ) – associò gli aspetti naturalistici, colti oltre il loro aspetto immediato, al pattern geometrico elementare ed essenziale, necessario a esprimere, tra i segni deposti e il loro supporto icastico, l’attrattiva di fondo del dipingere, anzi, letteralmente, per svelare quella “vertigine della pittura” indicata, nel 1989, proprio per i suoi rimandi sensibili, da Giorgio Seveso.
Un po’ prima, d’altronde, l’artista di cui qui si scrive, aveva manifestato, in alcuni quadri titolati I giardini, le vibrazioni alle luci e le risonanze intime e profonde provocate, al momento, dai verdi e dai blu, oltre che dai viola e dai rosa, dalle tante frappe in cui si sviluppava la sua eloquente espressività.
Quella, per altro, colta dallo sguardo che non ha tralasciato di credere – nella stessa persuasione assunta dagli Impressionisti dopo Monet – che un quadro sia, soprattutto, oltre che lo studio dei riflessi dei colori complementari e della luce di chi dipinge, anche il punto topico di condensazione delle sensazioni visive e delle emozioni sensibili di chi osserva il dipinto.
Ciò, naturalmente, se l’osservazione dell’opera è interessata a indagare le relazioni intellettuali e formali con cui il pittore provoca un rapporto sensibile e inedito fra la natura e l’espressione.
O, anche, fra l’espressione e il proprio io, elementi che pongono nei quadri l’automatismo linguistico rivelatore.
I dipinti titolati a Narciso sono, infatti, la metafora dello specchiarsi per ritrovarsi, ossia per acquisire, dipingendo, nuovi riconoscimenti del sé.
Tornando però alla maniera di formalizzazione pittorica di Gorgone e ai suoi accostamenti contemporanei a memorie vegetali e ai nessi neoplastici, mi pare di potervi osservare una sorta di adeguamento fra le percezioni delle forme piatte della pittura, suggerite da Matisse o, più tardi, da Arp, e l’ordinamento “in pianta” dello spazio indotto, appunto, dalla ideazione architettonica.
Con le tante esperienze creative di certa contemporaneità pittorica (da Hans Hofmann a Motherwell, da Rothko a Riopelle, da Newman a Stella ecc.) si considerino, inoltre, nelle composizioni recenti di Gorgone che approfondiscono - con l’evidente continuità progressiva degli interventi sulla tela (o sul supporto scelto per configurare in immagini le proprie pulsioni ) – i procedimenti di un percorso determinato dal colore e dalle sue risonanze emotive.
Per lui dipingere è pur sempre il lasciarsi coinvolgere dallo spazio e dal colore tuttavia, ora più di prima, lo interessa la dimensione comportamentale degli ingredienti espressivi sulla superficie e, propriamente, il punto di fuga dello sguardo che punta verso i margini del quadro con andamenti ripetitivi e espansivi.
Di fatto la profondità e la prospettiva sono tralasciate e le immagini hanno un unico itinerario: l’inquadratura che lo sguardo percorre da un lato all’altro.
Su di essa, sulla sua piatta orizzontalità persiste – come hanno osservato Tommaso Trini e Gabriele Simongini – una dinamica che nasce per crescere e che si visualizza soprattutto tramite i contrasti simultanei dei colori, sonori e festanti, perentori e poetici, al tempo stesso, nei loro accostamenti audaci ed eleganti.
Contemplandone gli aspetti formali e ricordando, per le opere di Gorgone, gli arabeschi che comparvero, tra il 1960 e il 1970, nei quadri della Accardi nonché le pennellate a-prospettiche dei pittori dell’Ukiyo-e e dei fiori contenuti nei Manga giapponesi del XIX secolo, ci si accorge di come i suoi interessi siano del tutto estranei alla forma estetica caratteristica della decorazione.
Infatti nei quadri di Gorgone – che pur parteggia per una pittura che astrae le sue forme desumendole dall’esperienza del reale siccome le prime esperienze di Attanasio Soldati e di Fausto Melotti – sono protagoniste le campiture cromatiche ridotte a zone da segni aggallanti e da linee sottili che separano la piatta orizzontalità formale così come si manifestò la tensione kandinskijana, quando l’inventore dell’astrattismo elaborò, al Bauhaus, il suo originale lavoro sul linguaggio lirico. Segnalando, inoltre, di come l’apparizione formale nasca, spontanea, ai luoghi propri dell’arte disponendosi, egualmente, nel tempo e nello spazio.
Proprio un regime di contiguità spaziale e temporale è ravvisabile, invero, più che in altre, in alcune opere recenti di Gorgone ( e cito volentieri, a esempio, Labirinto viola e Empire of the Sun dove la pittura è portata, dalla trasfigurazione artistica, a uno stato di lampante felicità ).
Che i processi di astrazione del maestro russo abbiano poi influenzato di respiro spirituale (originato dalle sue prime esperienze monacensi e dalla radicale lettura dei fenomeni sensibili del Simbolismo) le composizioni di Gorgone – nelle quali emozioni e sensazioni si ricollegano a un’espressione concreta e analogica del vissuto in Liguria e a Venezia – mi pare evidente, in specie laddove si sente, guardando le sue opere, la segreta lingua delle cose mute… …ovvero lo spirito delle Elévation e delle Correspondances di Baudelaire.
Non a caso, infatti, nelle sue opere più nuove il segno appare marginalizzante riservando, all’insieme posto sulle loro superfici, una qualità visionaria dagli sviluppi formali fluttuanti nella luce e sismografici della interiorità.


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